Cari amici lettori, questa è un’edizione straordinaria de L’Eco del PaperCigno, così come straordinario è il prodotto che sto per presentarvi.
Ho avuto la fortuna, più unica che rara, di conoscere e mangiare i “filindeu” al Ristorante Al Rifugio di Nuoro e sono rimasto molto colpito.
I Filindeu si trovano sull’ Arca del Gusto di Slow Food.
Si legge sul sito:
“L’Arca del Gusto viaggia per il mondo e raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta. Un patrimonio straordinario di frutta, verdura, razze animali, formaggi, pani, dolci, salumi… L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire, invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: a volte serve comprarli e mangiarli, a volte serve raccontarli e sostenere i produttori”.
“I filindeu sono i “fili di dio”: si tratta di una pasta rituale che soltanto una donna in tutta la Sardegna sa ancora fare. L’impasto è fatto con semola di grano duro, acqua e un pizzico di sale. Si lavora la pasta a lungo fino a portarla a una consistenza molto morbida. L’elasticità è fondamentale e si ottiene umidificando l’impasto con dell’acqua salata preparata a parte: impossibile definire il momento esatto in cui è necessario inumidirla, è una sensazione che riconosce solo chi sta lavorando. Quindi si tagliano piccole porzioni di pasta che vengono tirate più volte con le dita delle mani fino a formare fili sottilissimi, simili a capelli d’angelo, che sono appoggiati in tre strati sovrapposti sopra su fundu, un vassoio di legno (un tempo era fatto di asfodeli). Una volta composto lo strato di pasta si pone ad asciugare al sole: qui, essiccando, diventa una specie di garza e a questo punto è pronto per essere spezzato in tocchi e immerso nel brodo di pecora caldissimo”.
Mangiare un piatto così accuratamente preparato è una vera emozione e sapere che soltanto una donna è custode di questa tradizione, in tutta la Sardegna, lo è ancora di più. Questo è un vero tesoro della cucina sarda e ho voluto dedicargli un numero straordinario de L’Eco poiché è importante parlarne e farlo conoscere.
Ringrazio gli amici sardi, e in particolare Francesco, per avermi regalato l’emozione di gustare “i Filindeu” e concludo con un caloroso augurio, rivolto a tutti gli abitanti della Sardegna, in difficoltà per il maltempo che sta causando disastri e catastrofi.
‘In sa cosa dividia s’anghelu si due seccede (proverbio sardo)
E’ benedetto il cibo diviso.